Disturbi d'ansia
Erica Curzi Psicologa - Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Che cos'è l'ansia e quali sono le sue caratteristiche?
L'ansia è una risposta adattiva del nostro organismo di fronte ad una condizione di minaccia o pericolo.
L'ansia non è necessariamente dannosa, infatti un giusto livello di ansia permette alla persona di affrontare un compito e migliora addirittura la performance. Essa diventa patologica quando si attiva in assenza di stimoli minacciosi oppure in presenza di una minaccia minima. In altre parole, l'individuo tende a sovrastimare il pericolo e a sottostimare le sue capacità di farvi fronte.
L'esperienza dell'ansia non è solo emotiva (es. agitazione, nervosismo), ma ha anche componenti cognitive (es. paura di impazzire, di morire, di perdere il controllo), comportamentali (es. evitamento delle situazioni minacciose, ricerca di rassicurazione) e fisiologiche (es. tachicardia, respiro affannoso, pressione al petto).
Un'ansia eccessiva interferisce con l'abilità di una persona a condurre una vita quotidiana produttiva e soddisfacente. Essa, infatti, compromette in maniera significativa la normale routine della persona, il suo funzionamento lavorativo o scolastico, le attività e le relazioni sociali. Inoltre, inficia a lungo andare anche il tono dell'umore.
Disturbo d'ansia generalizzata
La caratteristica principale del disturbo d'ansia generalizzato è uno stato continuo e persistente di preoccupazione per diversi eventi, che risulta eccessivo in intensità, durata o frequenza rispetto alle reali circostanze, che invece rappresentano eventi temuti dal soggetto. L'ansia viene definita "generalizzata" poiché non è circoscritta a determinate situazioni, ma, al contrario, riguarda numerosi eventi e situazioni. Tale stato non essendo associato a specifiche circostanze, è difficile da controllare per chi lo sperimenta ed è presente nel soggetto per la maggior parte del tempo per almeno sei mesi.
Le preoccupazioni eccessive sono accompagnate da almeno tre dei seguenti sintomi:
- Irrequietezza o sentirsi tesi;
- facile affaticamento;
- difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria;
- irritabilità;
- tensione muscolare, muscoli tesi a volte doloranti;
- sonno disturbato (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, ci si sveglia poco riposati).
Le preoccupazioni del Disturbo d'ansia generalizzata hanno specifiche caratteristiche: per esempio sono numerose, si succedono rapidamente (al termine di una ce n'è subito un'altra), sono accompagnate da emozioni di allarme, di inquietudine e ansia, riguardano eventi catastrofici futuri con una bassa probabilità reale che accadano, riducono la capacità di pensare lucidamente, sono molto difficili da controllare.
Solitamente molte preoccupazioni riguardano eventi e situazioni di tutti i giorni, ad esempio la persona passa molto tempo a preoccuparsi di possibili disgrazie, fallimenti o giudizi negativi, possono riguardare i familiari, le relazioni sociali, il lavoro o lo studio, le malattie, i soldi e le finanze in generale.
Spesso le persone che soffrono di tale disturbo sono preoccupate per il fatto di avere delle preoccupazioni, che si esplicitano in pensieri del tipo "... Non riuscirò a controllare questa preoccupazione; ... non smetterò mai di preoccuparmi; ... Starò male o impazzirò se continuerò a preoccuparmi così". Le preoccupazioni o l'ansia sulle proprie preoccupazioni danno quindi luogo ad un circolo vizioso che continua ad aggravare i sintomi e le difficoltà di vita quotidiane, andando ad incidere e influenzare inevitabilmente lo stato d'animo e l'umore della persona affetta da tale disturbo.
Nella maggior parte dei casi, la persona affetta dal disturbo tenterà quanto possibile di proteggersi dall'ansia e dalle preoccupazioni, per cui tenderà a mettere in atto una serie di comportamenti che, nel breve termine, effettivamente aiutano ad attenuare l'ansia, ma, nel lungo tempo, possono contribuire a mantenere e rafforzare le proprie paure. Esempi di tali comportamenti sono:
- cercare di rassicurarsi o chiedere agli altri di essere rassicurato che le cose andranno bene (es. telefonare spesso ad una persona cara per essere sicuri che non le sia successo niente, o andare dal medico per essere rassicurati dopo aver notato un sintomo o una sensazione fisica; tali rassicurazioni suscitano sollievo, ma dura poco in quanto l'ansia dopo un po' ritorna e si fa sentire il bisogno di essere rassicurati sempre di più);
- essere perfezionisti, ad esempio continuare a controllare il lavoro fatto per assicurarsi che non abbia difetti; ciò vuol dire che se abbiamo obiettivi troppo elevati, si vive nell'ansia di non farcela e quando non li si raggiunge ci si demoralizza;
- evitare le situazioni che si ritiene generino ansia, per esempio evitare di ascoltare o vedere il telegiornale per non sapere di disgrazie o malattie, in quanto ciò potrebbe poi scatenare le preoccupazioni relative a disgrazie e malattie personali;
- rinviare, per esempio rimandare di iniziare un compito a causa dell'ansia legata al timore di un risultato temuto o comunque insoddisfacente;
- tentare attivamente di sopprimere la preoccupazione, paradossalmente, tentare di sopprimere le preoccupazioni le peggiora, proprio perché la persona concentra la propria attenzione su di esse.
Disturbo di Panico
Il disturbo di panico è un disturbo d'ansia caratterizzato da ATTACCHI DI PANICO frequenti e inaspettati.
L'attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa e inaspettata di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti, durante i quali si manifestano alcuni dei seguenti sintomi:
- Palpitazioni o tachicardia;
- Sudorazione accentuata;
- Tremori o agitazione;
- Sensazione di mancanza d'aria o di soffocamento;
- Dolore o fastidio al petto;
- Nausea o disturbi addominali;
- Sensazione di sbandamento, di instabilità, sensazione di "testa leggera" o di svenimento (es. debolezza alle gambe, vertigini, visione annebbiata), confusione mentale;
- Brividi o vampate di calore;
- Sensazioni di intorpidimento o di formicolio;
- Sensazione di irrealtà (derealizzazione, es. sensazione che ciò che vediamo o che percepiamo non sia reale) o sensazione di essere distaccati da se stessi (depersonalizzazione);
- Paura di perdere il controllo o di "impazzire";
- Paura di morire.
In genere, chi ha avuto esperienza di uno o più attacchi di panico tende di conseguenza a sviluppare la paura e la preoccupazione che l'attacco di panico possa verificarsi nuovamente e la preoccupazione rispetto alle conseguenze dell'attacco di panico stesso. Di conseguenza, si sviluppa la tendenza ad evitare tutte una serie di situazioni che vengono considerate dalla persona come "ansiogene" e "a rischio di attacco di panico" e a mettere in atto dei comportamenti finalizzati a proteggersi dall'attacco di panico.
Gli evitamenti e i comportamenti protettivi più diffusi sono:
- evitare i luoghi in cui gli attacchi di panico si sono già verificati;
- evitare luoghi dove risulta difficile svincolarsi o uscire, non frequentare luoghi chiusi (es. cinema);
- non allontanarsi da zone considerate sicure (es. casa);
- non compiere sforzi fisici;
- portare con sé farmaci per l'ansia;
- muoversi solo in zone in cui sono presenti strutture mediche;
- allontanarsi da casa solo se accompagnati da persone di fiducia;
- tenere sempre sotto controllo le uscite di sicurezza.
Tali "evitamenti" e comportamenti protettivi se estesi a diversi ambiti e situazioni della vita quotidiana, risultano molto invalidanti e costrittivi per la persona che li vive, tanto da compromettere la qualità della vita.
Agorafobia
L'agorafobia è caratterizzata dall'ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico.
Le situazioni in cui si manifestano i timori agorafobici sono le seguenti:
- Utilizzo di trasporti pubblici (es. automobili, bus, treni, navi, aerei);
- Trovarsi in spazi aperti (es. parcheggi, mercati, ponti);
- Trovarsi in spazi chiusi (es. negozi, teatri, cinema);
- Stare in fila oppure tra la folla;
- Essere fuori casa da soli;
In generale, la persona con agorafobia sembra particolarmente sensibile alla solitudine (intesa soprattutto come lontananza da persone o luoghi familiari), spazi aperti (quali ad esempio, le piazze), e situazioni costrittive (quali ad esempio, luoghi chiusi e angusti, o rapporti vissuti come troppo limitanti la propria libertà). Le situazioni temute vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti), oppure sopportate con molto disagio o con l'ansia di avere un attacco di panico, e non di rado affrontate con la presenza di un compagno.
Disturbo d'ansia sociale
Il Disturbo d'ansia sociale (o Fobia sociale) è un disturbo d'ansia, in cui la paura caratteristica consiste nel credere di essere osservati e giudicati negativamente in situazioni sociali o durante lo svolgimento di un'attività in pubblico.
Di seguito vengono elencati i sintomi specifici della Fobia sociale che definiscono il disturbo:
- Marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui l'individuo è esposto al possibile giudizio degli altri;
- L'individuo teme di mostrare i sintomi di ansia e che verranno valutati negativamente (umiliazione, imbarazzo);
- Le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia;
- Le situazioni sociali vengono evitate o sopportate con intensa paura o ansia;
- La paura o ansia è sproporzionata alla minaccia reale rappresentata dalla situazione sociale e al contesto socio-culturale;
- La paura, l'ansia o l'evitamento causano disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti del funzionamento.
Ciò che principalmente si teme è il giudizio negativo degli altri. In genere, le persone affette da questo disturbo temono, in situazioni sociali e comunque non familiari, di poter dire o fare cose imbarazzanti e di esser giudicati ansiosi, impacciati, stupidi, incompetenti, strani, goffi, deboli o "pazzi".
Questi timori possono essere presenti solo in alcune situazioni sociali (fobia sociale specifica) o nella maggioranza di esse (fobia sociale generalizzata). La persona che soffre di fobia sociale affronta tali situazioni con estremo disagio e ansia, per cui, spesso, per non provare tali sgradevoli sensazioni, eviterà le situazioni sociali temute, con l'idea che starà bene evitando di esporsi a esse. In alcuni casi gli evitamenti possono portare all'isolamento sociale della persona.
Altra condizione che solitamente è associata ai comportamenti di "evitamento" è rappresentata dai cosiddetti comportamenti "protettivi". Si tratta delle "misure di sicurezza" che la persona prende per evitare che occorra l'ansia o di essere giudicati male dagli altri.
Per esempio, se la persona è a una riunione di lavoro e prova vergogna perché se toglie la giacca si noterà che è sudato, in tal caso terrà la giacca addosso e tale comportamento protettivo, paradossalmente, non farà altro che aumentare la sudorazione e quindi, di conseguenza, l'imbarazzo, creando un circolo vizioso.
La paura di essere giudicati negativamente può essere, talvolta, così forte da essere accompagnata da evidenti sintomi d'ansia: palpitazioni, tremori alle mani o alle gambe, sudorazione, malessere gastrointestinale, diarrea, tensione muscolare, confusione.
Nei casi più gravi il timore del giudizio negativo può provocare veri e propri attacchi di panico. Ai sintomi ansiosi spesso si associano anche le reazioni tipiche della vergogna: rossore in viso, postura dimessa, desiderio di sfuggire allo sguardo degli altri o di "sprofondare".
Fobia specifica
La fobia specifica è una paura o ansia persistenti ed esagerate verso specifici oggetti o situazioni. Lo stimolo fobico riguarda le seguenti categorie:
- Animali (es. ragni, insetti, cani);
- Ambiente naturale (es. altezze, temporali, acqua);
- Sangue - Iniezioni - Ferite (es. aghi, ferite, vista del sangue);
- Situazionale (es. volare in aeroplano, ascensori, luoghi chiusi).
Generalmente, le persone che soffrono di fobie tendono a evitare l'oggetto della loro paura.
Ipocondria
L'Ipocondria (o Disturbo da ansia di malattia) è un disturbo caratterizzato dall'eccessiva preoccupazione legata alla paura di poter contrarre una malattia o alla convinzione di soffrire di una grave malattia, basata sull'interpretazione erronea di segni e sintomi fisici, nonostante un'obiettiva valutazione medica non identifichi motivazioni sufficienti che giustifichino tali timori o convinzioni. In genere le rassicurazioni mediche hanno l'effetto immediato di ridurre il disagio e le preoccupazioni, ma solo in modo transitorio e per poche ore o giorni.
Ai fini di una corretta diagnosi di Ipocondria, è ovviamente opportuno aver effettuato una valutazione medica completa che deve aver escluso qualunque condizione medica generale che possa spiegare le preoccupazioni che la persona lamenta.
I sintomi principali dell'Ipocondria possono essere riassunti nei seguenti punti:
- Eccessiva paura di contrarre o convinzione di avere una grave malattia;
- In genere i sintomi fisici lamentati non sono presenti o, se presenti, sono di lieve entità e non giustificano l'eccessiva preoccupazione; se effettivamente è presente il rischio di sviluppare una malattia, la preoccupazione risulta comunque chiaramente eccessiva o sproporzionata;
- È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e una tendenza ad allarmarsi facilmente per il proprio stato di salute;
- La persona mette in atto comportamenti eccessivi riguardanti la salute (per esempio, attua ripetuti controlli sul proprio corpo cercando segni di malattia, ecc.) oppure presenta comportamenti di evitamento che risultano disadattivi per la vita della persona (per esempio, evitare gli appuntamenti dal medico, ecc.);
- Per definire tale condizione come Ipocondria è necessario che la preoccupazione per la malattia sia presente da almeno 6 mesi (nell'arco di questo periodo però è possibile che la persona cambi la specifica patologia temuta).
Secondo diversi studi scientifici si rileva che, in genere, il disturbo inizia a manifestarsi in conseguenza a un evento critico che riguarda il tema della salute (es. morte di un parente, esposizione a informazioni relative a patologie mediche, insorgenza di sintomi somatici non previsti, rilevazione di segni prima ignorati, ecc.) in cui la persona ha sperimentato paura, iniziando a sviluppare pensieri o convinzioni erronei relativi al tema del benessere.
Per esempio, la perdita di un proprio caro a causa di un tumore può sensibilizzare il soggetto a sviluppare pensieri e convinzioni catastrofiche sulla salute; in genere, una volta attivati tali pensieri e preoccupazioni, la persona tenderà a interpretare male segni fisici prima ignorati, ritenendoli indici di gravi patologie fisiche.
Nel momento in cui la persona sviluppa una paura o una convinzione rispetto a una specifica malattia o a varie, tenderà a concentrare e dirigere la sua attenzione verso diversi aspetti del corpo che vengono considerati come indicatori o sintomi della grave malattia.
È frequente che la persona rimugini sulle proprie preoccupazioni: le rimuginazioni sulla salute vengono ritenute dalla persona affetta dal disturbo quasi come una forma di prevenzione alle malattie, in quanto la persona tende a pensare che rimuginare ed essere preoccupati è utile per individuare precocemente i segni di malattia.
Solitamente la persona completamente assalita da tali preoccupazioni manifesta sintomi di ansia e, se intensi, dei veri e propri attacchi di panico; anche i sintomi dell'ansia vengono interpretati erroneamente, per esempio la persona può pensare che la tachicardia tipica dell'ansia sia il sintomo di un imminente infarto o, ancora, può immaginare il cuore che si deteriori.
Tipicamente avviene che la persona che prova ansia, dovuta alle preoccupazioni e convinzioni, tenderà poi a mettere in atto specifici comportamenti finalizzati a ridurla.
Alcuni di questi consistono, per esempio, in ripetuti controlli del corpo come la palpazione dell'addome, l'autoesame per verificare la presenza di sangue nel retto o per individuare la presenza di noduli al seno, ecc.
Le continue palpazioni solitamente provocano irritazione dei tessuti e traumatismi, a loro volta interpretati come un'ulteriore conferma della presenza della malattia.
Altre persone, per evitare di preoccuparsi eccessivamente, mettono in atto dei comportamenti di evitamento, per esempio, evitare gli sforzi fisici, situazioni in cui si parla di temi di salute, o guardare programmi televisivi relativi a malattie.
Un altro comportamento tipico che la persona sviluppa è il cosiddetto comportamento protettivo, che la persona ritiene utili al fine di prevenire il rischio di malattie future; per esempio, una persona preoccupata per il proprio sistema cardiovascolare assume un'aspirina al giorno o vitamine in assenza di specifiche indicazioni mediche o, ancora, si prescrive un periodo protratto di riposo.
Ancora un comportamento caratteristico che sviluppa la persona affetta da Ipocondria è la ricerca di rassicurazioni, che può essere agita in diversi modi: chiedendo continuamente informazioni e rassicurazioni dai propri familiari (portando anche le persone vicine a essere esposte ad alti livelli di stress, discussioni, clima di tensione, critiche), ricorrere continuamente a visite mediche, studio di articoli, libri di medicina.
Attualmente, ciò che più spesso accade è che la persona, proprio per verificare se ha o meno una malattia, tende ad utilizzare il canale internet come fonte di informazione, ma questo non sempre rappresenta un modo efficace di informarsi, in quanto il rischio di leggere informazioni inesatte o addirittura errate, o di leggerle in maniera non appropriata, è alto e di conseguenza la persona può essere mal informata anche riguardo ai possibili trattamenti scientificamente efficaci.
A proposito di rassicurazioni mediche, è da tenere presente, inoltre, che esistono due tipologie di pazienti ipocondriaci: la persona che richiede frequentemente di essere visitata dai medici per essere rassicurata e quella, invece, che assume un atteggiamento opposto, con condotte di evitamento rispetto alle varie forme di assistenza mediche (essere a contatto con medici, visite mediche).
Spesso succede che la persona che arriva a richiedere numerose visite mediche, alla lunga non viene presa molto sul serio e questo genera nella persona l'idea di essere trascurata e di correre maggiormente il rischio di un mancato riconoscimento della malattia temuta.
Fonte di riferimento:
American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders DSM-5. Washington, DC: APA Press